mercoledì 27 ottobre 2010

30 - 11 - 2004

In una notte come tante

Insistente, il leggero ticchettare della pioggia rompeva nel silenzio delle ombre, in ogni piccolo rumore era chiuso un racconto, alcune gocce si rompevano sul vetro di una finestra lasciata aperta, altre si confondevano fra l'acqua ormai trascorsa.
Era notte fonda ed i miei occhi si erano ormai abituati alle fioche luci che facevano rivivere la stanza di vaghe silhouettes. Ogni cosa si tingeva di un buio freddo, ed il continuo ticchettare era divenuto sottofondo della mia consapevolezza di esser unica comparsa di una percezione molto particolare. Ero in quel momento, nessun pensiero. Come una regina, una profonda quiete ammirava la scena, controllava senza problemi ogni singolo elemento. La mia mente era libera e libera vagava in quello strano sentire, viveva un momento. Nessuno spazio era dato al pensare, seppur sobrio e leggero ogni minimo pensiero avrebbe rotto quella sensazione, e quella notte, in quel breve ed eterno momento, la magia era la percezione di un lento ma fuggente presente.
La fredda camera si faceva timida, nel percepire il calore che sentivo, rimaneva in disparte e continuava a guardarci, seduta, dal suo angolino. In quel momento niente più aveva luogo, ogni elemento cessava il proprio esistere, ogni cosa sfumava fondendosi con il resto.
Eravamo soli, mi tuffavo nel calore dei nostri corpi, quel calore tenuto intimo, avvolto di una pesante ma leggera coperta. Eri proprio di fianco a me, ed io me ne rimanevo voltato su di un lato a guardarti nel sonno; mi offrivi la schiena e gentile posavi il tuo dormire su di me. Eri leggera e delicata al tatto, i lunghi capelli mi coprivano la spalla, e la quiete del tuo respiro graziosa parlava nella notte. Un viso rilassato, dolce, ingenuo viveva di un sognare non più concesso. La guancia sul tuo capo mi concedeva nuovi odori, e colmo ne era il respiro. Indossavi un pigiama chiaro di cotone, trapuntato da margherite color sabbia, un morbido panneggio ti avvolgeva. Incerto, in una delicatezza forse un po' troppo sicura con le dita della mano lento mi sono avvicinato, sempre più vicino, e giunto a sfiorare il tiepido velo, una carezza. Sentivo le dita non toccare il tuo corpo, delicato il cotone scivolava sui polpastrelli e carezzava la tua pelle...

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